“Per favorire il consolidamento di una relazione attraverso un linguaggio, quello sonoro-musicale, che neonato e madre già utilizzano spontaneamente”
La mia esperienza nell’ambito post-natale nasce grazie all’incontro con alcune donne che lavorano a diverso titolo con mamme e bambini: Ostetriche, in primis, ma anche Operatrici di massaggio neonatale. Negli ultimi due anni ho condotto queste attività in spazi presenti all’interno di impianti sportivi del territorio vicentino o di associazioni che propongono iniziative rivolte a questa fascia di partecipanti.
I luoghi in cui si svolgono le attività sono stanze con caratteristiche consone ai piccoli e grandi partecipanti: parquet con materassi e cuscini a terra, ambiente acustico il più possibile silenzioso, nessun oggetto nella stanza al di fuori degli strumenti portati da me.
In questa occasione sono presenti anche i papà, occasione estremamente preziosa in quanto è generalmente più difficile coinvolgerli. Aggiungo che, al contempo, conduco un incontro di un’ora e mezza anche al termine del Per-Corso di Accompagnamento alla nascita, condotto dalla stessa Ostetrica.
Anche in questa occasione sono presenti i futuri papà e non di rado mi capita di ritrovare, nel corso dell’esperienza nel post-parto, alcune coppie con il proprio bambino. Poter accompagnare le mamme/papà prima e dopo la nascita permette di amplificare le potenzialità dell’intervento musicoterapico, aiutando le coppie, attraverso il canale sonoro-musicale, a vivere e costruire un continuum di esperienza tra ciò che precede e ciò che segue la nascita del bambino.
L’età media dei bambini che partecipano varia tra i 4 e gli 8 mesi, ma ci sono mamme che iniziano un percorso prima che il proprio figlio abbia compiuto i due mesi. Non c’è un’età minima dei neonati per poter partecipare.
Non di rado qualche mamma esprime una certa reticenza ad avvicinarsi “troppo presto”, nel timore che il proprio bambino non abbia ancora gli strumenti.
Due sono le considerazioni in merito. Tale timore nasce dal fraintendimento, talora non esplicito, rispetto ai contenuti e agli obiettivi del percorso, che si propone non di educare i bambini alla musica (tanto meno le madri!), quanto di favorire il consolidamento della relazione attraverso un linguaggio – quello sonoro-musicale – che neonato e madre già utilizzano spontaneamente.
E qui sta il secondo e principale punto: il neonato (anzi già il feto!) dispone di competenze musicali specifiche ed è programmato geneticamente a mettere in gioco tali competenze all’interno della relazione con chi si prende cura di lui.
D’altro canto, gli apprendimenti del bambino si moduleranno, giorno per giorno, grazie alla qualità della relazione. Come dimostrato da numerosi studi dell’Infant Research, non è mai troppo presto per favorire – attraverso il canale sonoro-musicale – il consolidamento della relazione madre-bambino.
UN PERCORSO MUSICOTERAPICO POST-NATALE VEDE COME DESTINATARIE PRINCIPALI LE MAMME
E “solo” secondariamente i bambini. I papà possono essere considerati beneficiari indiretti, anche se sarebbe senz’altro auspicabile un loro maggior coinvolgimento.
Lavorare con le madri è il modo più efficace di lavorare sulla relazione madre/neonato e poi su quella madre-padre/neonato, dalla quale dipende la maturazione neuropsichica del bambino, nel suo aspetto di sviluppo mentale e di strutturazione cerebrale (Cena, Imbasciati, Baldoni, 2010).
Non a caso, la prevenzione – di pari passo con la ricerca e la clinica – è sempre più rivolta non tanto verso il neonato quanto piuttosto verso la relazione.
Ecco perché mi piace pensare alla musicoterapia nel post-natale come ad un “setting che si apre sul palcoscenico della vita”, ovvero un intervento che favorisce, nelle mamme, una maggiore consapevolezza rispetto a quel dialogo sempre improvvisato, perlopiù non verbale e intimamente sonoro-musicale di cui sono protagoniste insieme ai loro bambini, ogni giorno.
Il setting musicoterapico accoglie le donne in un periodo di maggiore “mobilità psichica”, in cui calano le difese e le aiuta a trasformare tale fragilità emotiva in una risorsa che facilita le dimensioni dell’ascolto e del dialogo.
Le principali ASPETTATIVE espresse dalle madri che partecipano a questi percorsi sono:
- curiosità e interesse verso la musica quale strumento: quasi sempre già sperimentato per modificare le emozioni del proprio bambino
- desiderio di fornire maggiori stimoli musicali al proprio bambino, avendo sperimentato che questi li gradisce e ricerca
- partecipare ad una attività insieme ad altre mamme con cui si sono condivisi i primi mesi dopo il parto dei propri bambini (se non il parto stesso)
- rilassarsi in un contesto accogliente e sereno
- desiderio di sentirsi più “competenti” dal punto di vista musicale
- ricerca di possibili attività con cui rendere più piacevoli o leggeri alcuni momenti della giornata spesso critici (cambio pannolino, pappa, bagnetto, pisolino, nanna)
Singolare, ma estremamente significativo, ciò che una madre adottiva mi ha riferito rispetto alle motivazioni che l’hanno portata ad iscriversi:cercare di “recuperare”, attraverso il naturale potere “collante” della musica, quella parte di relazione mancante tra lei e la sua piccola creatura, arrivata tra le sue braccia quando aveva due settimane.
Com’è forse ovvio, non è richiesta alcuna competenza musicale da parte delle madri per partecipare al percorso.
Le FINALITA’ di questo intervento rientrano nel sollecitare e accompagnare l’instaurarsi di una buona relazione madre-bambino e cioè:
- favorire nelle madri l’attivazione delle risorse e una maggiore consapevolezza e fiducia nelle proprie competenze
- favorire la capacità di ascolto del proprio bambino da parte delle mamme
- stimolare le mamme a riconoscere il proprio bambino come capace di ascolto e di interazione sin dalla nascita
- facilitare il riconoscimento delle specifiche qualità musicali alla base delle spontanee forme di comunicazione madre-bambino
Alcune considerazioni vanno fatte sul tema dell’Improvvisazione Musicale, presente nelle attività più come sfondo che come proposta specifica.
Il contesto gruppale rappresenta al contempo un punto di forza e un limite. Punto di forza, in quanto l’”abbraccio” non giudicante delle altre madri aiuta quelle più timorose a utilizzare il canale vocale.
Molte di loro confessano di sentirsi “stonate” e le rassicurazioni fornite in merito forniscono gradualmente un incentivo a esprimersi attraverso il libero vocalizzo.
Il limite, invece, ha a che fare con due aspetti. In primis, nel corso degli incontri le mamme si ritrovano a dover allattare il proprio bambino, a rassicurarlo, a cambiarlo e, al contempo, a seguire gli stimoli offerti dal musicoterapista. Ma, soprattutto, il dialogo madre-bambino si muove, per ogni diade, con tempi che le sono peculiari e che restano quasi sempre differenti da quelli delle altre madri-bambino.
D’altro canto, è a casa che ogni madre potrà ricercare più facilmente quel dialogo improvvisato con il proprio bambino, facendo tesoro degli stimoli ricevuti durante il percorso.
L’improvvisazione sonoro-musicale, dunque, rappresenta un punto di arrivo e, al contempo, lo sfondo su cui si stagliano le attività proposte, tutte connotate – per quanto possibile – da un elevato grado di elasticità e malleabilità, così da trasformare il materiale sonoro-musicale in occasione e strumento di dialogo.
I RISULTATI sono valutabili tramite l’osservazione del modo in cui si modifica lo stile di partecipazione delle mamme dal primo all’ultimo incontro:
- Maggiore consapevolezza nella propria produzione sonoro-musicale, spesso legata ad una rarefazione della stessa
- Maggiore qualità dell’ascolto e, di pari passo, una risposta più attenta e contestuale agli sguardi, ai movimenti e ai vocalizzi del proprio bambino
- Maggiore disponibilità ad esprimersi con canti e vocalizzi e, di converso, una minore spinta a ricorrere alla verbalizzazione
COSA NE PENSANO LE MAMME?
Al termine dell’ultimo incontro, poi, riservo un momento per verificare il grado di soddisfacimento delle partecipanti rispetto alle loro aspettative iniziali.
- Molte di loro raccontano di aver riadattato una o più attività fatte insieme, sino a farla diventare parte integrante di uno dei tanti rituali che ogni giorno mamma e bambino condividono.
- Quasi tutte confermano di essersi espresse, a casa, con maggiore libertà attraverso il canale vocale.
- Qualcuna si sente di condividere una breve canzoncina scritta per il proprio bambino.
- Molte di loro confermano di aver acquisito maggiore consapevolezza delle potenzialità del canale sonoro-musicale quale veicolo di espressione e comunicazione con il proprio bambino.
E’ questo, a mio avviso, un grande traguardo, perché è a casa che si svolge l’avventura più difficile: “è là che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura; è la che ci si mette a rischio” (Magris, 2005).
E’ dentro alla casa che mettono in atto, improvvisando, un componimento musicale ogni volta unico e irripetibile, che via via si organizza e accompagna lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino.