“Parlarne non è una vergogna, ma un atto di coraggio, che merita di essere ascoltato!”
Alda Merini
La nascita di un bambino può diventare un vero e proprio banco di prova per la coppia costretta a passare “dal letto della passione al nido delle coccole”; transizione che richiede di fare spazio al bebè in arrivo e trovare un nuovo equilibrio.
Diversi studi riportano che il 20% dei neopadri non sperimentano un attaccamento immediato verso il bambino. Alcuni si rendono realmente conto del loro nuovo ruolo solo dopo qualche tempo la sua nascita, ma questo non è affatto un evento insolito.
In quanto donna, il fatto che porti dentro di te il bambino, lo senti muovere, vedi il tuo corpo cambiare e ti assumi la responsabilità di sottoporti ad una serie di esami medici, ti è d’aiuto per entrare nel ruolo di mamma ben prima che nasca il tuo bambino. Certo ci sono uomini che sono entusiasti e interessati fin dall’inizio, ma non deve essere considerato un fatto così automatico.
Per tale motivo il futuro papà dovrebbe essere coinvolto nelle varie tappe e appuntamenti che portano alla nascita di vostro figlio. Così potrai permettere che anche lui si costruisca e viva una sua gravidanza, questo aiuta la prevenzione dello stress prima e dopo il parto da cui può scaturire una forma depressiva vera e propria.
PERCHÉ ACCADE?
Qui di seguito troverai alcune delle principali motivazioni che portano il papà alla depressione. Nell’esperienza familiare possono essere presenti uno o più di questi punti.
- Confronto tra la nuova situazione e quella precedente. Nella coppia prima c’era affinità, passionalità, soddisfazione. Il nuovo arrivato porta a dei cambiamenti che implicano l’incrinarsi di questa intesa. Le attenzioni concentrate sul neonato e il fisiologico calo del desiderio sessuale che puoi provare, contribuiscono a far sentire il tuo compagno solo e disorientato dalla nuova situazione.
- Precedenti difficoltà di coppia mai affrontate e risolte. Se anche prima della nascita del figlio c’erano problematiche di relazione, l’arrivo del bambino nel 99% dei casi può solo peggiorare la situazione, portando entrambi a vivere tutte le nuove incombenze in modo estremamente conflittuale e vi predispone alla separazione.
- Esclusione del partner dalla cura del bambino. Essere gelosa e molto in asia per il bambino, tanto da non permettere al papà di accudirlo, non è mai una buona scelta, nemmeno se l’uomo fosse realmente insicuro e impacciato. Critiche ed esclusione non fanno migliorare le abilità di nessuno!
- Rapporto problematico con il proprio padre. Un uomo che diventa papà si confronta con il suo vissuto di figlio nei confronti del proprio padre. La nascita del suo bambino, in particolare il primogenito, fa affiorare le emozioni legate a quel rapporto. Ha bisogno di recuperare l’esempio di “come si fa il papà” più importante per lui. Se il modello nella sua testa è di un rapporto problematico o del tutto assente, può fargli vivere con ansia, inadeguatezza e conflittualità l’arrivo del bambino.
- Vissuti di abbandono e deprivazione emotiva durante l’infanzia. Il neopapà potrebbe avere avuto un’infanzia segnata da esperienze di solitudine e abbandono, magari a causa di lutti importanti o dell’assenza fisica e/o emotiva dei genitori. Vi sono alte possibilità che sviluppi un costante timore di perdere le persone importanti. Perciò, quando l’uomo vede la compagna concentrare la maggior parte delle sue attenzioni sul bebè, può risvegliarsi l’antica paura di perdita e abbandono, con i conseguenti vissuti depressivi. Si tratta di un meccanismo automatico che lascia l’uomo impotente di vivere la situazione in modo differente anche se razionalmente lo vorrebbe più di qualsiasi altra cosa.
- Depressione post parto della compagna. Già perché non siamo indipendenti l’uno dall’altro e in alcuni casi il disagio della madre, se trascurato, prolungato e serio, può portare lo stesso partner a entrare nella spirale di paure, senso di incapacità e malinconia. Ma l’influenza funziona anche in senso contrario, tanto che oggi parliamo di depressione post parto di coppia. È come se i partner si facessero da specchio l’un l’altro e può accadere che solo dopo l’esordio del disagio nell’uomo, la donna trovi la spinta per riconoscere la sua depressione e prendersene cura.
SEGNALI A CUI PRESTARE ATTENZIONE
I sintomi della presenza più o meno marcata del disagio possono essere:
- malesseri generici, cefalee, dolori gastrointestinali,
- affaticamento e/o disturbi del sonno,
- perdita di appetito,
- impotenza psicologica e sessuale,
- senso di inadeguatezza e inutilità,
- stato d’animo triste o depresso,
- perdita di interesse per le attività solitamente amate,
- irritabilità e senso di oppressione.
COSA SI PUÒ FARE?
Suggerimenti per lui:
- Ricordati che la tua compagna non ha perso la voglia di essere donna e di avere un uomo accanto a sé anche se ora è mamma.
- Tieni a mente che potrete tornare ad avere più tempo per voi man mano che vostro figlio crescerà e sarete meno assorbiti dalle sue esigenze.
- Se avessi l’impressione che la tua compagna ti escluda dalla cura di vostro figlio, parlale e falle capire con delicatezza che per te è importante aiutarla e partecipare attivamente alla crescita del bambino fin da subito.
- Interessati a come puoi accudire tuo figlio, un bambino ha bisogno di avere un padre oltre che di una madre.
- Scriviti su un post-it questa frase: “Sentirmi goffo e inadeguato all’inizio di una nuova faticosa avventura non è un reato di cui sentirmi in colpa, ma è più che naturale! Posso chiedere aiuto alla mia compagna e raccontale questi vissuti.”
- Altro post-it “provare sentimenti ambivalenti verso mio figlio, come gioia, orgoglio, tristezza e rabbia è del tutto normale!”
- Cerca con la tua compagna di diventare genitori complici! Siccome nessuno è nato imparato può essere che anche lei abbia a volte dentro di sé sensazioni simili alle tue…condividetele!
Se nonostante tutto, avverti che c’è una parte in te che non riesce a reagire, ti senti inadeguato, disinteressato o arrabbiato, fatichi a integrarti trovando un tuo posto nel nuovo nido, devi correre ai ripari! Parlane con la tua compagna, ma non pretendere che sia lei a farti da terapeuta e a risolvere il problema, non è compito suo!
Dentro te ci sono dinamiche emotive di cui lei non è responsabile e ci sono meccanismi relazionali tra di voi che magari sfuggono a entrambi. Chiedete aiuto ad un terapeuta di coppia! La terapia di gruppo in questa situazione è consigliata, scoprire di non essere l’unico padre e l’unica coppia ad attraversare questi disagi può essere molto d’aiuto (per i dettagli ti rimando alla lettura dell’altro articolo sul tema nel sito).
Suggerimenti per lei:
- Coinvolgerlo durante la gravidanza e dopo il parto nell’accudimento del bambino
- Apprezzare ciò che fa con il figlio, non criticarlo in continuazione per come fa o non fa qualcosa incrementando la sua incompetenza. A vostro figlio non è utile avere un padre che si sente inadeguato ogni volta che ha a che fare con lui!
- Fargli capire quanto è preziosa la sua presenza e supporto
- Impegnati a mantenere dei piccoli spazi di coppia, anche solo per una chiacchierata da soli per guardarsi negli occhi come uomo e donna raccontandosi come si sta
- Appena te la senti riprendete a fare l’amore
- Manifesta il tuo dispiacere per aver perso molti spazi dedicati a voi due come coppia
- Chiediti come ti senti e come stai vivendo tu la maternità con tutti gli aspetti che questa comporta
- Condividi con lui le tue difficoltà sia pratiche che emotive, senza dare per scontato che le intuisca da solo, questo favorisce il mantenimento del legame.
Se hai l’impressione che, nonostante adotti le strategie e gli atteggiamenti sopra elencati, da più di qualche settimana lui si sia eclissato, sia spesso a disagio, di umore nero, si rifiuti di stare con il bambino, insomma che si sia come “spento” o sia spesso nervoso, è necessario che tu gli parli e vi rivolgiate ad un terapeuta di coppia. Non fare l’eroina e pensare di poterlo aiutare da sola!
Ci sono esperienze e vissuti emotivi che appartengono al tuo partner e di cui tu non puoi farti carico e magari avete instaurato delle dinamiche relazionali disfunzionali di cui non siete consapevoli.
Questa situazione va compresa e affrontata il più presto possibile. Non può valere il principio per cui l’importante è che stia bene la donna. Oltre alla salute individuale, questa forma di depressione mette a rischio la coppia e la famiglia stessa perchè:
- L’uomo ha l’esigenza di vivere anche il piacere dell’esperienza di essere padre
- Il bambino e il padre hanno il bisogno di stabilire una relazione significativa ed evolutiva per entrambi
- La donna ha la necessità di avere accanto a sé un compagno che la sostenga e che partecipi significativamente alla crescita del figlio
- Il padre e la madre restano anche un uomo e una donna che hanno l’esigenza di mantenere vivo il loro legame indipendentemente dai figli
Uno stato depressivo del tuo compagno, se non preso con la dovuta serietà, andrà a ostacolare tutto questo.
Attenzione! Non il semplice presentarsi del disagio avrà risultati negativi, ma il sottovalutarlo per lungo tempo potrà instaurare un circolo vizioso che porta i neogenitori a rimpallarsi colpe e critiche.
La depressione paterna non è una vergogna, ammettere di essere in difficoltà non è una debolezza, ma una normale reazione umana difronte a qualcosa di nuovo e difficile. Parlarne è un atto di coraggio che merita di essere ascoltato!
Comprendere ed accettare cosa significa essere genitori vuol dire riconoscere anche vissuti difficili come insoddisfazione, tristezza, insicurezza, anche se ciò implica andare contro la visione convenzionale della genitorialità.
La depressione potete affrontarla, potrete ritrovare la serenità che meritate e una nuova consapevolezza come coppia e come famiglia!